MARVELIT presenta

# 40

In:

Animali fantastici e dove trovarli*

di Carmelo Mobilia

* con tante scuse a J.K. Rowling

 

New York è di certo una città di meraviglie; i suoi abitanti sono abituati ad assistere a spettacoli quantomeno insoliti. Se alzate il naso infatti vi può capitare di scorgere il potente Thor o l’invincibile Iron Man volare sopra le vostre teste, o se siete fortunati (dipende anche da cosa intendete per fortuna) di assistere allo spettacolo del l’Uomo Ragno che sventa una rapina o i Fantastici Quattro affrontare un mostro uscito dal sottosuolo.

Ma la scena che si presentava sotto gli occhi dei newyorkesi quel giorno era insolita anche per i loro standard.

L’uomo che si dirigeva verso il palazzo delle Nazioni Unite, infatti, non passava certo inosservato; il suo abbigliamento era quello di qualcuno che si apprestava ad un safari in Africa, sembrava tale e quale a quello di Doc Savage, il popolare personaggio dei romanzi pulp degli anni 30, a parte che il tale, per quanto altrettanto vigoroso, non aveva la pelle bronzea e i suoi capelli erano biondi, lunghi e fluenti.

Si chiamava Kevin Plunder, ma il mondo lo conosceva come Ka Zar.

Ma per quanto particolare, non era lui a lasciare a bocca aperta i passanti, bensì l’animale che lo accompagnava: era uno splendido esemplare di tigre da denti a sciabola chiamata Zabu, lungo circa due metri e con un peso che si stimava attorno ai 200 kg. Il manto era di un arancione acceso che ricordava quello dei Puma e aveva due enormi e spaventosi canini ricurvi da cui la sua specie aveva preso il nome.

Se già era inusuale andarsene in giro per la città accompagnato da un felino di grossa taglia, lo era ancora di più se si pensava che quella specie doveva essere estinta da milioni di anni!

Ma era questo il segreto di Ka Zar; lui proveniva da una regione della terra definita “la Terra Selvaggia” dove il mondo era rimasto come all’epoca dei dinosauri.

Una realtà incontaminata e fuori dal tempo di cui Ka Zar si definiva il signore ed era venuto qui per dichiarare alle Nazioni Unite che quella che riteneva la sua patria voleva restar fuori dalle dispute tra nazioni né voleva venire contaminata dall’inquinamento che stava distruggendo la nostra civiltà.

Mentre venivano circondati da curiosi che li riprendevano coi telefonini, Ka Zar e il suo felino avvertirono qualcosa di strano, come un senso di pericolo.

La bestia si sentì come punta da qualcosa e iniziò a emettere uno strano verso.

<Cosa c’è Zabu? Che succede?> domandò l’uomo.

Tutt’a un tratto Zabu emise un ruggito spaventoso, mostrando le terrificanti zanne.

I cittadini iniziarono a farsi prendere dal panico e a urlare per la paura. Zabu iniziò a correre e saltare all’impazzata.

<Zabu! Fermo! Non fare così!> urlò Ka Zar, correndole dietro.

Una pattuglia delle polizia arrivò sul posto. Gli agenti, per quanto addestrati a rimanere col sangue freddo in situazioni di pericolo, non poterono fare nulla, se non tremare di terrore, quando l’enorme felino balzò sul cofano della loro macchina e ruggì.

Ka Zar gli balzò al collo, prima che la bestia potesse sfondare il parabrezza, e strinse attorno ad esso le sue possenti braccia.

<Zabu, fermati, ti prego... fermati!  Sono il tuo padrone Zabu, ti ordino di placarti!> gridò l’uomo, stringendo sempre più forte, facendo mancare l’ossigeno al cervello della tigre che, dopo un po’, perse i sensi a cadde distesa al suolo.

 

La notizia non passò inosservata, e tutti i giornali del paese scrissero degli articoli su quanto avvenuto ... il Daily Bugle, poi, gli dedicò un intera pagina, alludendo al fatto che un animale preistorico come quello, libero di girare a New York, fosse inspiegabilmente collegato alla presenza dell’Uomo Ragno.

Zabu venne sedata e rinchiusa in uno zoo, mentre Ka Zar venne arrestato in quanto ritenuto responsabile del comportamento dell’animale.

Uno zelante Vice Procuratore degli Stati Uniti decise di perseguire il biondo d’origine inglese per l’introduzione in città di un animale pericoloso e sostenne che Zabu dovesse venire abbattuta.

Gli animalisti protestarono, in quanto Zabu era un’esemplare unico che andava salvaguardato..

Ka Zar apparve in tribunale la mattina dopo assistito da un legale d’eccezione: Franklin Edward Nelson, che fino a poco tempo prima era stato proprio il Procuratore Federale per quel Distretto Giudiziario.

<Vedo che è tornato a fare il Difensore Mr. Nelson.> lo salutò il giudice.

<Non del tutto per mia scelta, come lei sa bene, Vostro Onore.> replicò il corpulento avvocato <Il mio vecchio studio tutela gli interessi di Lord Plunder negli Stati Uniti da diversi anni e quando mi ha chiamato sono subito accorso.>

<Molto bene. Come si dichiara il suo assistito?>

Ka-Zar stava per dire qualcosa ma Foggy Nelson gli pose una mano su una spalla e rispose:

<Non colpevole naturalmente. Faccio presente a Vostro Onore che Lord Plunder in quanto Signore della Terra Selvaggia gode di uno status particolare presso le Nazioni Unite ed era in quella veste che si trovava ieri qui a New York pertanto non poteva essere arrestato. Ne chiedo l’immediata liberazione.>

Il giudice esaminò i documenti che provavano come Kevin Reginald Lord Plunder avesse uno status di rappresentante degli interessi della Terra Selvaggia presso le Nazioni Unite con una forma blanda di immunità diplomatica e ne dispose il rilascio.

<Avrei preferito rivederla in circostanze migliori.> gli disse Foggy mentre uscivano dall’aula <In ogni caso non c’è da preoccuparsi: l’accusa è inconsistente e non reggerà.>

<Non m’interessano le accuse contro di me. Sono preoccupato per Zabu.> ribatté Ka-Zar.>

<Di questo parleremo più tardi. Ora torni al suo albergo, si faccia una doccia, mangi qualcosa e poi venga a trovarmi oggi pomeriggio allo studio legale Nelson & Murdock.>

<Ci sarò.> fu la secca risposta.

Foggy Nelson lo osservò andar via. Era certo più civilizzato di quando l’aveva conosciuto tanti anni prima* ma in lui ribolliva ancora una furia selvaggia che avrebbe portato solo guai a chi l’avesse scatenata.

* Addirittura su Daredevil. Vol. 1° #14 datato marzo 1966.

 

Qualche ora dopo Il nobile selvaggio entrava negli uffici di Nelson & Murdock suscitando gli sguardi curiosi ma anche intimoriti o ammirati di avvocati ed impiegati. Fu ricevuto nell’ufficio di Matt Murdock.

<Vorrei che potessi vederlo, Matt.> disse sottovoce Foggy Nelson al suo vecchio amico <Pare Schwarzenegger in quel vecchio film, Conan il barbaro ... ma con gli abiti di Indiana Jones!>

<Descrizione eloquente, Foggy> ribattè l’avvocato cieco <riesco ad immaginarmelo.> sorrise.

Ka Zar si sedette al tavolo di fronte ai due. Matt avvertì come la sua presenza fisica intimoriva il povero Foggy, sebbene il suo vecchio amico cercasse di non darlo a vedere.

<Allora mister ... uh come dobbiamo chiamarla? Lord Plunder o... >

<Ka-Zar. Solo Ka-Zar.>

<Bene signor… Ka Zar, ci spieghi come sono andati I fatti.>

<Io e Zabu ci stavamo recando alle Nazioni Uniti dove avrei tenuto il mio discorso. Quando eravamo dinnanzi al palazzo ho percepito il rumore di uno sparo col silenziatore, lo stesso usato dai bracconieri.>

<Lei ha... udito uno sparo. Col silenziatore. A New York.> disse Foggy, con un tono sarcastico.

<Non è la prima volta che mi sparano, avvocato. So quello di cui parlo. Zabu attacca solo in caso di pericolo, altrimenti è un fedele animale di compagnia. Non avrebbe fatto quello che ha fatto, se non fosse stata drogata.>

<Lei sostiene che le abbiano sparato un qualche tipo di eccitante?> domandò Murdock.

<E’ così. Uno sparo, e la mia tigre si agita e da di matto. Sono certo che è andata così. Qualcuno sta complottando contro di me.> sostenne con vigore Ka Zar.

Matt lo ascoltò con attenzione.

<Uh veda signor Ka Zar .... è un po’ poco per costruirci su una difesa. Innanzi tutto è difficile dimostrare come lei abbia potuto ehm ... avvertire lo sparo. Inoltre, possiamo anche ridere delle analisi del sangue della sua, uh, tigre, ma c’è il rischio che non vi si trovino più tracce di composto chimico, per quando avremo il mandato, inoltre ...>

<MALEDIZIONE! E’ COSÌ CHE è ANDATA, VI DICO! NON SONO UN UOMO CHE MENTE!> gridò il possente uomo biondo, sbattendo i pugni sul tavolo.

<Si calmi. Il mio socio non intendeva offenderla.> disse Matt <Ma è così che si comporterà il Pubblico Ministero. Lei deve prepararsi, faranno di tutto per screditare la sua tesi. La cosa su cui dovremmo innanzitutto puntare è sulla salvaguarda delle specie del suo animale, evitando così che venga soppresso. Poi ...>

<Mi annoiate coi cavilli burocratici. So che c’è stato uno sparo. So come sono andate le cose.  Io non devo provarvi niente; troverò il colpevole, e lo costringerò ad ammettere quanto ha fatto!> e così dicendo, Ka Zar prese l’uscio della porta.

<FIIIUUU! Per un attimo ho pensato che volesse colpirmi... sai cosa mi ha ricordato? Quella volta che incontrammo Namor. Te lo ricordi, Matt?> *

* = nell’immortale Daredevil vol. 1 # 7 (1964)

<E come potrei dimenticarlo?> rispose il cieco, per poi concentrarsi sui suoi pensieri: aveva avuto a che fare con Ka Zar in passato* e, sebbene il suo atteggiamento e il suo frasario si fossero evoluti col tempo, Ka Zar aveva la stessa genuinità di allora. Un uomo incapace di mentire, era vero quel che diceva di se.

Gli ipersensi di Matt non avevano captato nessun segno di menzogna nel suo racconto.

Credeva dunque alla sua storia, era vittima di un qualche tipo di complotto.

Ma non era nei panni del suo avvocato che avrebbe potuto aiutarlo.

* = in Daredevil vol. 1 # 12/14 e # 24 e sul nostro Devil # 10/11

 

Così quella sera, una volta indossato il suo aderente costume rosso, Devil si recò sul luogo dell’incidente per svolgere le sue personalissime indagini. Era difficile per lui descrivere come funzionava il suo senso radar: forse non poteva vedere la bellezza di un dipinto di uno splendido tramonto, ma poteva percepire cose che anche una vista acuta non poteva cogliere.

Il mondo gli appariva come attraverso un negativo, era come una visione a 360 gradi agli infrarossi, in questo modo percepiva con esattezza la posizione degli oggetti e delle persone.

Concentrandosi e ampliando la percezione del suo radar, calcolò con precisione quello che doveva essere stato il percorso fatto dal proiettile, cercando di capirne la balistica, fino a quando, sotto un automobile parcheggiata poco distante, avvertì la presenza di un corpo.

<Bingo!> esclamò, sporgendosi sotto l’auto e trovando quello che aveva tutta l’apparenza di essere un dardo da caccia.

<Roditi il fegato, commissione Warren!> disse scherzando tra sé e sé <Ka Zar aveva ragione. Qualcuno ha iniettato alla sua tigre qualcosa, una qualche droga che deve averla agitata scatenando quel putiferio. Ma chi? E per quale motivo?>

Mentre la sua mentre di avvocato cercava di trovare risposte a queste domande, col suo olfatto ipersensibile annusò il dardo. Sentì un forte odore di erba e medicinale, qualcosa di muschiato.

Niente che avesse mai annusato in vita sua aveva questo odore.

<Sembra clorofilla e ... un qualche tipo di bacca che non ho mai sentito. Qualcosa che di certo non cresce a Central Park.> pensò, ma la sua riflessione venne interrotta quando percepì l’arrivo di un imponente figura.

Un uomo massiccio, ma agile e veloce, alto 1.87 e pesante 98 kg, il cui cuore batteva come un tamburo per l’agitazione.

Devil sapeva di chi si trattava, prima ancora che questi, saltando dall’alto, atterrasse vicino a lui.

<Salve Ka Zar.> lo salutò.

<Devil. Perché sei qui?> disse l’altro, senza troppi convenevoli.

<Quello che ti è accaduto è su tutti i notiziari. Per fartela breve, ho sentito quello che è successo e ho deciso di indagare per conto mio. Non siamo grandi amici, noi due, ma ti conosco e so che sei un uomo di parola. Infatti ho trovato qualcosa che avvalora la tua tesi.>

<Di che si tratta?>

<Guarda tu stesso ...> gli lanciò il dardo, che Ka Zar afferrò al volo.

<Lo sapevo! Ne ero dannatamente certo ...>

<Hai un sospetto di chi possa essere stato?>

<No... non ho nemici in questa città ... sebbene mi sia battuto, nel corso degli anni, al fianco di alcuni eroi newyorkesi ... come te, d’altronde.>

<Già. Che mi dici di tuo fratello?>

<Lo escludo. Non è nemmeno in America. So che è da qualche parte in Inghilterra.>

<Allora è il caso di scoprire chi è stato a sparare questo veleno.>

<Hai qualche idea?>

<Forse. Ti chiedo solo di fidarti di me e non fare domande, ma se ho ragione, posso condurti da lui ... chiunque esso sia.>

<Sei enigmatico, ma sei anche l’unica pista che ho. D’accordo allora, ti seguo. Fai strada.>

 

Così l’avventuriero scarlatto e l’uomo della giungla si misero a saltare di tetto in tetto.

Devil non rivelò a Ka Zar che stava seguendo l’odore di quella insolita mistura che aveva percepito sul dardo: concentrandosi su di esso, e ignorando lo smog e i mille odori della città che potevano ingannarlo, l’uomo senza paura, come un segugio da caccia, si mise a inseguire quell’aroma.

Ka Zar gli stava dietro e, come da patti, non faceva domande: sebbene l’Uomo senza Paura non gli avesse detto dove erano diretti o come fosse a conoscenza di quale fosse il percorso da fare, Devil sembrava sapere bene quel che faceva, e tanto gli bastava.

La strada scelta da Devil li portò verso una villetta nel quartiere residenziale di Riverdale nel Nord Bronx.

La scia dell’odore finiva lì.

<Ecco Ka Zar, ci siamo. L’uomo che ti ha teso quella trappola si trova lì.>

<Bene. Adesso entrerò e lo farò confessare a pugni. Rimpiangerà quello che ha fatto.>

<Aspetta, ho un idea migliore. C’è un lucernario sul tetto. Introduciamoci da lì e indaghiamo, prima di passare alle maniere forti. Non vuoi saperne di più, sul tuo avversari?>

<Uhm. C’è della saggezza nelle tue parole. Andiamo.>

Le due agili figure salirono silenziosamente sul tetto, per poi osservare dall’alto quanto accadeva all’interno.

In quello che sembrava essere un improvvisato laboratorio, due uomini stavano discutendo.

Il primo di essi, il più grosso, col la barba e i capelli neri, era un volto noto a Ka Zar; col suo inconfondibile gilet a forma di testa di leone, con la criniera che gli cadeva sulla spalle e i pantaloni in pelle di leopardo, si trattava di Kraven il cacciatore, il possente figlio del famigerato nemico dell’Uomo Ragno.

<Kraven ...> borbottò Ka Zar.

Anche Devil conosceva Kraven, ma solo di fama, anche se aveva già incontrato il suo omonimo padre. mentre il biondo eroe della giungla aveva avuto dei trascorsi contro di lui.

L’altro uomo era invece un mistero: anziano, di colore, con la barba e i capelli ricci spruzzati di grigio, si intuiva facilmente che provenisse dall’Africa centrale.

<Io ho fatto la mia parte, Kraven. Ora tocca a te.> disse l’uomo.

<Shabi, mio caro amico, un patto è un patto, e Kraven il cacciatore mantiene sempre la parola data. Avrai quello che ti ho promesso, ma solo al termine della mia missione. Potrei avere ancora bisogno dei tuoi talenti.>

<Ho accettato di produrre per te la mia pozione solo in cambio dei soldi per i medicinali per la mia gente. Il mio villaggio è ammalato e quelle medicine mi servono. Ma non mi avevi detto che l’avresti usata per fare del male a degli innocenti come l’altro giorno. Io pensavo che ti servissero per la tua caccia.>

<Ma è per una caccia, amico mio. Ma ogni cosa a suo tempo. Adesso è tempo per me di vendicarmi. Mi sono battuto con quello stupido selvaggio, anni fa, ma la sua tigre lo ha aiutato a sconfiggermi. Senza non sarebbe mai riuscito a battermi!> disse con orgoglio <Ma grazie al tuo aiuto, riuscirò a fargliela pagare! Una volta al processo, colpirò Ka Zar con questa cerbottana e quando lui darà di matto, lo faranno rinchiudere per anni! Io intanto sotto falso nome acquisterò quel magnifico esemplare di tigre, lo addestrerò per obbedirmi, e una volta che sarà ai miei ordini, andremo finalmente a dare la caccia a quel dannatissimo Uomo Ragno! Con Zabu al mio fianco non riuscirà più a sfuggirmi!>

Devil e Ka Zar avevano udito ogni parola.

<Avevi ragione, era tutto un complotto... un piano ben ingegnato da Kraven. Non sapevo che voi due vi foste battuti ...> ma le parole di Devil non vennero ascoltate; una rabbia selvaggia s’era impadronita di Ka Zar, le vene del suo collo e dei suoi bicipiti cominciarono a gonfiarsi, battito da accelerare e il respiro a farsi più forte.

<No Ka Zar fermati! Non ...>

Il signore della Terra Selvaggia sfondò il lucernario e si lanciò di sotto.

<KRAVEN!> gridò furente.

<TU! Come sei arrivato fin qui!>

<Me la pagherai!> urlò ancora Ka Zar, avventandosi sul suo avversario.

Il suo potente pugno andò a segno, poi un altro e un altro ancora.

Kraven però iniziò a reagire, colpo su colpo, mostrando una forza e un vigore non inferiore.

<Tu, stupido animale! Pensi di essermi superiore? Ho sconfitto bestie molto più feroci!>

Si diceva che Kraven possedesse la forza di un gorilla maschio adulto, e dalla potenza dei suoi colpi sembrava che non fossero solo dicerie.

Si scambiavano colpi di inaudita potenza, incuranti dai danni che stavano causando.

Nell’impeto della lotta i due stavano per travolgere il povero Shabi.

<Attento!> gli urlò Devil, che con un balzo lo portò fuori dalla traiettoria.

La comparsa dell’uomo senza paura cambiò le prospettive di Kraven sull’esito dell’incontro.

Avrebbe senz’altro potuto battere entrambi in un singolare duello, non aveva dubbi al riguardo, ma due contro uno potevano essere un problema persino per uno come lui.

Un’idea gli balenò in mente; una strategia che gli avrebbe permesso di prendere, come si suol dire, “due piccioni con una fava”.

Estrasse la sua cerbottana dalla cintura e mirò al torace di Ka Zar, in bella mostra dopo che la camicia andò in pezzi.

<No, fa attenzione!> gridò Shabi, ma invano: il dardo sparato da Kraven andò a bersaglio, centrando il pieno il petto del suo avversario.

<KA ZAR!> urlò Devil, andando in suo soccorso.

Kraven ne approfittò per fuggire con la rapidità che sosteneva essere pari a quella di un leopardo.

<Ka Zar rispondimi... come ti senti?> gli chiese Devil, avvertendone il battito cardiaco aumentare sempre di più.

<Allontanati da lui!> urlò Shabi.

Emettendo un verso che pareva quello di un animale, Ka Zar cercò di colpire Devil, ma gli ipersensi dell’eroe di Hell’s Kitchen lo avevano messo in guardia, e i suoi riflessi fulminei gli avevano impedito di venire colpito.

Ka Zar emise un grido e cominciò a battersi il petto. Sembrava essere più bestia che uomo.

<Maledizione. Lo ha drogato.... il suo battito, il suo respiro ...sembrano davvero quelli di un animale selvaggio! > pensò Devil.

<Mettiti in salvo! Scappa! Non si può più ragionare con lui!> gli gridò Shabi.

Ka Zar cercò di colpirlo con un pugno, ma Devil riuscì ad evitarlo, ma venne afferrato per un braccio e scaraventato contro la finestra.

Si ritrovò in giardino, stordito e ferito; non ebbe tempo di riprendere fiato che Ka Zar si lanciò letteralmente su di lui come una tigre.

Seppur a terra Devil riuscì a respingerli colpendolo al petto coi piedi giunti.

Il colpo ricevuto fece infuriare ancora di più Ka Zar, che si disfò di quello che rimaneva quella camicia stracciata, mostrando il fisico possente e i muscoli tesissimi.

<Non sarà un incontro facile per te, Matty> pensò Devil tra sé e sé <Ka Zar è forse il tizio più coriaceo con cui ti sei azzuffato, tolto Namor. Sarà una vera impresa metterlo K.O.>

Ka Zar era effettivamente più grosso di lui, più alto, più possente. Possedeva riflessi e velocità affinati durante la sua permanenza nella giungla. Aveva sviluppato un incredibile forza fisica combattendo contro animali feroci. Sulla carta, era certo il favorito.

Ma non si viene soprannominati “l’uomo senza paura” se ci si scoraggia davanti questo tipo di avversità: incurante di tutto Devil andò incontro al suo selvaggio rivale e iniziò a colpirlo.

<Devo sfruttare quello che lui non ha. Gli ipersensi mi anticipano ogni sua mossa. Sono più rapido e più agile, e ho una conoscenza delle tecniche di combattimento superiori. Devo trovare un modo di sconfiggerlo senza provocargli danni permanenti.>

Riuscì a colpirlo alla mascella e all’addome con precisione, ma l’altro incassò senza quasi batter ciglio.

Mentre il suo agile corpo evitava di venire afferrato, la mente di Matt tornò ai racconti di suo padre, a quando raccontava che a volte sul ring gli capitava di incontrare avversari che non volevano andare giù; lui li colpiva e li colpiva, ma quelli parevano fatto di mattoni, e non andavano al tappeto.

Rimanevano in piedi, come se colpisse un muro di gomma.

Devil aveva la stessa identica sensazione, lottando con Ka Zar.

Con un balzo afferrò un grosso ramo e usandolo come la trave di un ginnasta, volteggiò e colpì Ka Zar nuovamente con un calcio a piedi uniti.

<Ah, questo non gli è piaciuto ... vediamo se gradisci questo!> afferrò il suo manganello rinforzato in acciaio e lo colpì con quello.

L’uomo della giungla accusò il colpo.

<Così pareggiamo la potenza dei colpi, ma non voglio ferirlo. Voglio solo metterlo K.O.. Andiamo Ka Zar, riprenditi; voglio evitare di farti del male ....> evitò di un soffio un violento gancio destro < ... e peggio ancora, che tu ne faccia a me!>

Nella difficile posizione in cui era Devil non riuscì ad evitare di venire placcato, quando Ka Zar s’avventò su di lui come un toro.

<Dannazione, la sua presa ... di ferro. Non riesco a liberarmi, devo ....>

Improvvisamente però Ka Zar mollò la presa, portandosi una mano alla base del collo, per poi svenire, pochi attimi dopo.

Preso dalla difficile lotta, Devil non si accorse di chi gli aveva prestato soccorso.

<Ti chiedo scusa se non sono intervenuto prima, ma col macello che hanno fatto lì dentro, non sono riuscito a trovare gli ingredienti in tempo ....> disse Shabi.

<Che cosa hai fatto?> gli chiese Devil.

<Gli ho iniettato una pozione che annulla gli effetti di quello precedente.> disse mostrandogli la cerbottana, la stessa usata poco prima da Kraven.

<Io... non volevo che nessuno si facesse male.> confessò candidamente l’africano, abbassando il capo.

< Ho accettato di aiutare Kraven perché aveva promesso di fornire dei medicinali per la gente del mio villaggio, se io avessi preparato per lui le mie pozioni. Non sapevo per cosa le avrebbe usate però .... io volevo solo....>

<Ti credo Shabi. I fanatici come Kraven sono disposti a qualunque inganno pur di raggiungere i loro scopi.> disse Devil, poggiandogli una mano sulla spalla in modo consolatorio.

 

 

***

 

 

La vita spesso è avara di lieti fine, ma a qualche volte questi avvengono ugualmente.

La testimonianza di Shabi permise allo studio Nelson & Murdock di ribaltare quello che poteva sembrare un processo senza appello.

Le accuse contro Ka Zar vennero ritirate e Zabu liberata, a patto di venire rimpatriata al più presto.

 Anche Shabi se la cavò con poco, in quanto l’avvocato Murdock riuscì a dimostrare come fosse stato vittima di un raggiro.

Il giorno in cui gli riconsegnarono il suo fedele animale, Ka Zar era felice come un bambino.

<Zabu, amico mio... come mi sei mancato!> disse abbracciandolo <Chi è il mio il mio micione? Eh? Chi è il mio bel micione?>

Nelson e Murdock assistettero alla scena.

<Peccato che tu non li possa vedere, Matt ... sai che a vederla così festosa, così giocherellona, anche quella tigre non sembra tanto pericolosa?>

Ka Zar sentì il commento.

<Zabu vorrebbe ringraziarla, avvocato... vuole accarezzarla?>

Foggy s’irrigidì e iniziò a sudare.

<ULP! Uh n-no, mr Ka Zar, signore... s-se per voi è lo stesso, eviterei di farlo… >

Anche senza il dono della vista, Matt riuscì a figurarsi la scena e la cosa gli strappò un sorriso.

 

 

FINE.